Storie da pelle d'oca

Dal bus della speranza alla mamma coraggio: l'odissea di chi ha lasciato l'Ucraina

La paura per le bombe, l'attività della diplomazia internazionale: nel mezzo tante vicende di solidarietà, sensibilità e amore.

Dal bus della speranza alla mamma coraggio: l'odissea di chi ha lasciato l'Ucraina
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Dal bus della speranza alla mamma coraggio che ha recuperato da sola le sue due figlie fino all'allenatore De Zerbi e il suo staff: l'odissea di chi ha lasciato l'Ucraina in questi giorni ci porta storie drammatiche e da pelle d'oca.

Come in ogni guerra, in mezzo alle bombe e ai tentativi di mediazione delle diplomazie internazionali, ad accompagnare l'evolversi del conflitto segnato dall'invasione della Russia all'Ucraina ci sono anche storie di coraggio, altruismo, sensibilità e amore.

Fuga dall'Ucraina, il bus della speranza partito da Conegliano

Roberto Benetti, con un autobus da 87 posti, si è lanciato in una missione umanitaria

Basti pensare a quanto ha fatto trevigiano Vito Battistuzzi, co-titolare col padre Adriano dell'omonima azienda di autotrasporti. Come raccontato da Prima Treviso, l'imprenditore è partito con il suo bus da Conegliano alla volta della Polonia per raggiungere il confine con l'Ucraina e salvare quanti più profughi possibile. 

Insieme ad un altro autista, Roberto Benetti, si sono messi in marcia con un autobus da 87 posti, lanciandosi in una vera e propria missione umanitaria.

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Da Vercelli all'Ucraina, l'impresa di "mamma coraggio"

Alla e le sue due figlie

Dal Veneto al Piemonte, a Vercelli dove questa volta protagonista di impresa "tutta amore e coraggio" è stata Alla, una mamma ucraina, partita per andare a recuperare le proprie figlie subito dopo l'attacco sferrato dall'esercito di Mosca.

Come raccontato da Prima Vercelli, si è trattato di un viaggio d'amore e coraggio lungo 1700 chilometri percorsi in 26 ore quasi senza sosta, con temperature anche sotto i 20 gradi.

L'imprenditore che accoglie i profughi nella sua ditta

Tra coloro che stanno cercando di fare la loro parte c'è anche Matteo Bergamo. Come racconta Prima Venezia, l'imprenditore di Jesolo,  ha accolto profughi nella sua filiale polacca dell'azienda di trasporti Asolo Tir di Radom, a soli 180 km dal confine ucraino. 250 dei suoi 300 dipendenti vengono proprio da quelle zone e i primi a essere accolti nella ditta sono stati i famigliari dei lavoratori. Ma poi la lista si è allungata, pian piano si è sparsa la voce. E così sono arrivati materassi, che sono stati posizionati sul pavimento dei magazzini, un po' di coperte, perché la temperatura è molto bassa, ma non basta. E sono iniziate a giungere famiglie intere, bimbi piccoli di età, persone anziane. L'azienda, insomma, non bastava più. A questo punto l'imprenditore ha deciso di affittare stanze d'albergo e appartamenti.

Bergamo a giugno verrà nominato Cavaliere della Repubblica perché prima di questo atto di generosità, in piena pandemia, si era distinto sostenendo gli ospedali veneti durante le fasi più critiche

Una storia di solidarietà nella solidarietà

Quella di Alla che ha potuto riabbracciare le sue due figlie è una storia di solidarietà nella solidarietà.

La sua impresa è stata infatti possibile grazie all'aiuto determinante da parte di Carlo Olmo, "famoso" per la sua vita controcorrente (figlio di una prostituta, adottato), che l'ha portato nonostante la professione di avvocato a dedicarsi quasi completamente alla solidarietà, tanto da essere insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella.

Olmo ha infatti fornito ad Alla un'automobile per il suo viaggio in Ucraina e si è occupato della preparazione di tutti i documenti necessari.

Lo commozione di mister De Zerbi nel lasciare Donetsk: l'Ucraina nel cuore

Non poteva mancare anche una storia di sport a regalare emozioni nel dramma della guerra come raccontato da Prima Brescia riguardo l'odissea dell'ex allenatore del Sassuolo De Zerbi.

E la rivalità sportiva tra Kiev e Donetsk si è tradotta in due grandi momenti di solidarietà e generosità. Perché se l'allenatore della Dinamo Kiev Mircea Lucescu ha ospitato a casa sua tutti i suoi giocatori, il "nostro" Roberto De Zerbi, allenatore dello Shakhtar Donetsk, insieme al suo staff, ha aspettato a lasciare l'Ucraina fino a quando non fosse stato sicuro che i suoi giocatori (per lo più brasiliani) fossero al sicuro e al riparo da pericoli.

Un comportamento che De Zerbi e i suoi collaboratori hanno manifestato fin da quanto la crisi tra Russia e Ucraina ha preso una piega drammatica.

Una volta che anche i suoi giocatori sono stati messi al sicuro, l'allenatore e il suo staff, con l'aiuto della Federazione italiana gioco calcio hanno abbandonato l'Ucraina, ma hanno voluto ribadire in un video il loro amore per la nazione che li ha ospitati professionalmente e il loro no alla guerra.

 

 

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