La vicenda

La storia di una imprenditrice quarratina: «Senza il divorzio non ottengo il sussidio»

Adesso vive a Carmignano, alle prese con la pandemia e la burocrazia

La storia di una imprenditrice quarratina: «Senza il divorzio non ottengo il sussidio»
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«Nessuno di noi avrebbe immaginato un 2020 così funesto lo scorso anno, questo è certo. Io però, oltre all’emergenza sanitaria devo fronteggiare un ostacolo non meno impegnativo: la farraginosità dell’apparato burocratico italiano. Non sono una negazionista, non ho mai messo in dubbio l’esistenza del coronavirus e mi fido di medici ed infermieri: bisogna tenere alta la guardia e tutelare tutti. Più del virus però, io ho molta più paura delle gravissime ripercussioni economiche che sta già avendo sul tessuto sociale. Con la disperazione dovuta al fatto che il peggio, purtroppo, non sia ancora arrivato. E già adesso arrivare a fine mese, per noi, è sempre più difficile».

E’ lo sfogo di Simona, ex-imprenditrice quarratina residente a Carmignano insieme a due figli adolescenti, che a causa del lockdown e della cassa integrazione è piombata da mesi in uno stato di difficoltà economica persistente che le restrizioni ulteriori dei giorni scorsi rischiano di accentuare notevolmente. Le entrate sono diminuite a causa del momento, con il rebus rappresentato dallo sblocco dei licenziamenti (quando avverrà). Le spese però, nonostante una linea dettata dall’esigenza di risparmiare, sono rimaste costanti. La donna si è già rivolta ai servizi sociali nel recente passato, come già hanno fatto altri nuclei familiari nel post-lockdown. Un numero purtroppo in crescita a livello provinciale, oltre che comunale. La situazione di Simona però è “sui generis”: aveva già inoltrata la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza, l’alloggio popolare e tutti gli altri sussidi utili ad alleviare una situazione sempre più preoccupante, in attesa che il quadro generale migliori. Sinora però, a suo dire, non ha ricevuto niente di tutto ciò. E la colpa indiretta è...dell’ex-marito.

Già, perché sempre secondo la donna, l’uomo ha abbandonato il tetto coniugale qualche anno fa a causa di alcuni problemi con la giustizia, trasferendosi in Spagna. Lei poi aveva già provveduto lo scorso anno ad avviare la procedura per il divorzio, necessaria (al netto delle ragioni personali e sentimentali) anche per un motivo legale: una delle condizioni per l’erogazione del rdc è l’assenza di componenti del nucleo familiare in stato detentivo, o con precedenti. E visto che a causa dei tempi burocratici delle pratiche (rallentati dall’emergenza-covid19) l’ex-coniuge risulta formalmente essere ancora un membro della famiglia, il sussidio non è ancora stato erogato.

«Il primo appuntamento in tribunale era stato fissato per la scorsa primavera, prima che gli eventi sanitari rimandassero tutto ed allungassero ulteriormente le tempistiche. Nel frattempo ho ottenuto comunque la separazione personale, che in attesa del divorzio dovrebbe già bastare per far sì che le richieste di sostegno vengano accettate – ha proseguito Simona – peccato però che le istituzioni non la pensino allo stesso modo. Mi è stato detto che per arrivare a tutti gli effetti al divorzio dovrò aspettare il prossimo anno». L’amministrazione ci ha fatto sapere che i servizi sociali del Comune sono da tempo al corrente di questa situazione e si sono attivati, nei limiti delle possibilità, per porvi rimedio. «Senza quel “pezzo di carta”, purtroppo, sembra che non si possa fare nulla. Attendere ancora un anno, in mesi come quelli che stiamo attraversando e quelli che attraverseremo, sarebbe durissima – ha concluso Simona – mi auguro che si possa trovare una soluzione presto. Perchè le ho provate tutte, non so davvero più cosa fare».

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